domenica 27 ottobre 2013

LA TV: IL PERSUASORE OCCULTO - di Terence Mckenna

Ciò che turba più di tutto è il fatto che il contenuto della televisione non è una visione bensì un flusso di dati prodotti industrialmente che possono essere sottoposti a "igienizzazione" per "proteggere" o per imporre determinati valori culturali. Così ci troviamo di fronte ad una droga persuasiva ed assuefacente che presenta un'esperienza il cui messaggio consiste in qualunque cosa i trafficanti di questa droga desiderano. E' concepibile un terreno più fertile di questo per favorire la crescita di razzismo e totalitarismo? Negli Stati Uniti esistono più televisori che famiglie; il televisore medio resta acceso sei ore al giorno e la persona media lo guarda per oltre cinque ore, quasi un terzo del tempo trascorso in stato di veglia. Per quanto siamo tutti consapevoli di questi semplici fatti, sembriamo incapaci di trarre debite conclusioni e reagire alle loro implicazioni. E' soltanto in tempi molto recenti che si sono avviati seri studi degli effetti della televisione su salute e cultura. Eppure nessuna droga in tutta la storia è mai riuscita ad isolare così rapidamente e così completamente l'intera cultura dei propri utilizzatori dal contatto con la realtà. Ed in tutta la storia nessuna droga è riuscita così completamente a rimodellare a propria immagine e somiglianza i valori della cultura che ha infettato. 
La televisione è, di sua stessa natura, la droga per eccellenza della società del dominio. Il controllo del contenuto, l'uniformità del contenuto, la ripetibilità del contenuto, ne fanno inevitabilmente uno strumento di coercizione, di lavaggio del cervello e di manipolazione. Induce nel telespettatore uno stato di trance che è il punto di partenza necessario per il lavaggio del cervello. Come con tutte le altre droghe e con tutte le altre tecnologie, la caratteristica fondamentale della televisione non è suscettibile di riforma, non più di quanto lo sia la tecnologia che produce i fucili automatici di assalto. La televisione è arrivata precisamente nel momento giusto, dal punto di vista dell'élite della società del dominio. I quasi centocinquant'anni di epidemie di droghe sintetiche, a partire dal 1806, avevano condotto a sentimenti di disgusto nei confronti dello spettacolo della degradazione umana e del cannibalismo spirituale creati dalla vendita istituzionale della droga. Allo stesso modo in cui la schiavitù infine, quando non conveniva più, divenne odiosa agli occhi di quelle stesse istituzioni che l'avevano creata, così anche l'abuso delle droghe ha scatenato una reazione contro questa particolare forma di capitalismo pirata. Le droghe pesanti vennero messe al bando, ma naturalmente a questo punto prosperarono i mercati neri. Poco importa: le droghe come strumenti palesi di politica nazionale erano stati in questo modo rinnegati. Le guerre dell'oppio sarebbero naturalmente continuate, ci sarebbero stati casi di governi e di popoli costretti da altri governi e da altri popoli a produrre o ad acquistare droghe, ma in futuro queste guerre sarebbero state sporche e segrete: "sotto coperta". A mano a mano che le agenzie di intelligence nate nella scia della II Guerra Mondiale si mossero per prendere le loro posizioni di "copertura profonda" come cervelli dei cartelli internazionali della droga, la mente del popolo si andava sintonizzando sulla TV. Appiattendo, modificando e semplificando, la televisione fece bene il proprio lavoro e creò una cultura post-bellica americana del genere Ken e Barbie. I figli di Ken e di Barbie emersero brevemente dall'intossicazione televisiva verso la metà degli anni Sessanta, grazie all'utilizzo di allucinogeni. "Ahia!" esclamarono i dominatori che in quattr'e quattr'otto resero illegali gli psichedelici e misero fine ad ogni ricerca sul campo. Per gli hippy andati fuori strada venne prescritta una doppia dose di videoterapia e cocaina, e rapidamente guariti essi si trasformarono in yuppie orientati al consumo; soltanto pochi renitenti sfuggirono a questo livellamento dei valori. Quasi tutti impararono ad amare il Grande Fratello, e quei pochi che non lo amano ancora destano perplessità nel gallo dominatore mentre razzola il terreno del pollaio nella sua perplessità: "ma che cosa è successo negli anni Sessanta?".
ED ADESSO ? ADESSO è IL TURNO DI INTERNET E TRASFORMARLO IN UN ENORME STRUMENTO DI MARKETING VIRALE DOVE LO SCOPO NON è SOLO PIù IL CONSUMISMO..(ndr)http://lagrandeopera.blogspot.it

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