venerdì 25 ottobre 2013

Come le rane… Se trent’anni fa ci avessero descritto il mondo in cui stiamo vivendo, avremmo risposto che non è possibile

di
Piero Cammerinesi
corrispondente dagli USA di Coscienzeinrete Magazine e di Altrainformazione
Forse ciò che auspicano coloro che hanno a cuore la libertà del nostro mondo si sta manifestando.

Le rivelazioni di Edward Snowden stanno finalmente arrivando – in onde concentriche sempre più larghe – a lambire anche i vertici del potere, acquisendo quell’ampia diffusione mediatica che fa sperare che questa volta – con tutta la buona volontà – non riusciranno a negare, minimizzare, insabbiare il tutto.

Condividevo, in un mio precedente articolo su questo argomento, le preoccupazioni di Snowden che temeva che il suo sacrificio potesse essere vano.
Nella prima intervista a Greenwald egli, infatti, diceva: “La mia più grande paura a proposito delle conseguenze di tutto ciò, l’esito di queste rivelazioni per gli Stati Uniti è che nulla di tutto ciò cambi. La gente verrà a sapere di tutte queste rivelazioni dai media, saprà che il governo si appropria del potere ed è in grado di tenere sotto controllo la società americana e quella mondiale, ma non sarà disposta a correre il rischio necessario per alzarsi in piedi unita e combattere per cambiare le cose, per costringere i propri rappresentanti a prendere posizione a favore dei propri interessi, quelli della gente”[1].

Per far sì che ciò non avvenisse, era necessario che rivelazioni sempre più destabilizzanti fossero pubblicate, in un ampio progetto di risveglio della pubblica opinione tramite alcuni organi di stampa selezionati. Quello che sta accadendo.

E ora che le dimensioni dello scandalo sono divenute globali – come oggi anche la stampa più allineata e coperta è costretta a titolare – si può iniziare ad accarezzare la speranza che questa volta non sarà come le altre, che i popoli non accetteranno di fare la fine delle rane in pentola.

Ve la ricordate la storia, vero?
La rana messa dentro la pentola piena d’acqua tiepida nuota tranquillamente. La temperatura sale, l’acqua si scalda. Diventa sgradevole, ma lei non si spaventa. L’acqua ora è calda; la rana inizia a star male, non ha più la forza di reagire e allora non fa nulla. La temperatura sale ancora, e la rana muore senza aver neppure tentato di scappare. Se fosse stata immersa direttamente nell’acqua calda invece che tiepida sarebbe balzata subito fuori dal pentolone.

Così è per noi.

Le notizie drammatiche, le strette economiche, le difficoltà di vita ci coinvolgono – goccia a goccia – protestiamo, ci agitiamo ma alla fine ci abituiamo, come la rana… Ci ridiamo su, ci diciamo che “tanto si sa che è così e che non ci si può far niente”, facciamo spallucce e intanto…l’acqua inizia a bollire. Se trent’anni fa ci avessero descritto il mondo in cui stiamo vivendo, avremmo risposto che non è possibile, che mai avremmo permesso un mondo simile.

O no?

E invece siamo qui a chiederci come uscire dalla pentola prima che sia troppo tardi.

Ora, prima di tutto è necessaria la consapevolezza di esserci – nella pentola.

È fondamentale comprendere cosa significhino certi eventi del nostro mondo e in che direzione vadano – o possano andare – da un punto di vista non solo politico o storico. Non possiamo limitarci all’analisi del presente; dobbiamo sforzarci di intuire gli effetti di certi avvenimenti, le loro conseguenze sul futuro, sul nostro futuro.

E qui ci può aiutare solo una riflessione più profonda di quanto accade in superficie, una riflessione che parta da una visione spirituale del mondo come base interpretativa degli accadimenti esteriori. Una tale visione oltre ad essere necessaria per comprendere gli enigmi della nostra vita personale è indispensabile per intuire il senso degli avvenimenti del mondo.

È ora di prendere coscienza di questo fatto.
Ebbene, se io cerco di cogliere il vero significato di questa immensa rete spionistica che sta coprendo la terra posso certamente far riferimento al NWO, al progetto di controllo assoluto del mondo da parte di élite ben identificabili, alla creazione di una dittatura globale, de facto se non de jure [2].

Ma posso andare anche oltre.

Se analizzo da un punto di vista spirituale il senso della rete spionistica globale mi accorgo prima di tutto che essa ha dimensioni inimmaginabili. Vengono spiate 24 ore su 24 – e registrate – miliardi di comunicazioni, scritte, in voce e in video. Esse non vengono distrutte ma rimangono – virtualmente – presenti nei server delle agenzie di spionaggio.

A cosa fa pensare tutto questo?

Tutte le dottrine occulte parlano di una zona che circonda la terra dal nome sanscrito Akasha, il cui significato è “etere”. In questa zona si conserva traccia spirituale di tutte le azioni, i pensieri, gli eventi che si riferiscono alle esistenze umane sulla terra.
Le entità ahrimaniche vogliono invece che noi non sviluppiamo questa visione ma restiamo ancorati alla terra.

Ecco che allora nasce una sorta di Akasha rovesciata, una specie di memoria cosmica asservita al potere terrestre invece che alla conoscenza spirituale, cui possono accedere non esseri che si sono conquistati la visione spirituale, bensì i controllori delle élite.
Un contrappeso elettronico, sub-sensibile, alla memoria eterica, sovrasensibile.

Chi vuole confinare l’uomo al mondo fisico agisce tramite il ‘ribaltamento’ di realtà spirituali.

Stesso discorso possiamo fare, ad esempio, per quello che sta avvenendo nella tecnologia più avanzata, dove l’interazione con la macchina è sempre meno ‘fisica’.
Sappiamo che vi sono già computer che possono venir manovrati con il pensiero [3].

Anche in questo caso la comunicazione sovra-sensibile – la trasmissione interiore dei pensieri – che dovremmo sviluppare, viene ‘rovesciata’ – nel Global Village – in una comunicazione sub-sensibile.

Quanto alla comunicazione tra le persone cui oggi assistiamo, essa viene sempre più depredata del coinvolgimento dell’intero essere umano. Lo vediamo giornalmente nel modo in cui gli smartphone e i social network stanno sostituendo l’incontro di anime di esseri umani reali. Lo vediamo nella trasformazione del linguaggio che cessa di essere vivente ma diviene meccanico.

Anche la parola – emanazione del Logos, dunque – è ‘ribaltata’, asservita alla sua funzione meccanica.

Negli scambi di text message o di post sui social network ci si avvede immediatamente che è facilissimo non comprendersi, entrare in polemica, insultarsi.
Dove – in un incontro reale di anime – basterebbe uno sguardo, una parola, un sorriso, per trovare l’accordo, nella comunicazione elettronica ci si scontra su frasi che hanno perso del tutto il loro significato vivo, rimanendo solo dei vuoti gusci semantici. Non avendo davanti a noi l’altro nella sua interezza non abbiamo alcuna fiducia in lui e ci opponiamo alle sue posizioni percependone solo l’aspetto dialettico.

Anche qui abbiamo il ‘rovesciamento’ di quella che dovrebbe essere l’obiettivo dell’umanità futura; spregiudicatezza e fiducia alla base di un sano sviluppo sociale[4].

Stesso discorso lo possiamo fare per l’istruzione, ormai privata di ogni elemento umanistico e diretta solo alla creazione di un uomo ripieno di sole nozioni e finalizzato all’esecuzione di un compito esteriore specifico. Una sorta di robot in carne ed ossa il cui interagire con l’altro può avvenire solo all’interno dei rigidi canoni in cui è stato programmato; competenze, efficienza, motivazione, obiettivi.
Anche qui possiamo notare il ‘ribaltamento’ di quella che dovrebbe essere la finalità dell’educazione: uno sviluppo interiore che metta al centro l’uomo e non le esigenze produttive, attraverso una continua crescita ed indipendenza interiori, mediante le quali giungere ad una personale esperienza di libertà.

Non dovremmo faticare ad accorgerci, dunque, attraverso questi esempi che dietro le quinte del nostro attuale forma di civiltà esiste una intenzione precisa di ‘rovesciare’ ogni spinta evolutiva trasformandola nel suo contrario.

Avviene allora che l’impulso verso il sapere nozionistico separato dall’azione si trasformi in intellettualismo e tolga forza all’agire, rendendo l’uomo sempre più impotente. E l’uomo impotente e incapace di reagire è esattamente coma la rana…

Questa è l’azione ahrimanica che stiamo osservando intorno a noi e di cui dobbiamo prendere atto.

Ma forse qualche speranza c’è ancora.


[1] http://www.liberopensare.com/articoli/item/484-fino-a-quando-abuserete-della-nostra-pazienza-tra-cicerone-e-edward-snowden

[2] http://www.liberopensare.com/articoli/item/546-davide-e-golia-una-storia-moderna

[3] http://en.wikipedia.org/wiki/Brain%E2%80%93computer_interface

[4] http://www.liberopensare.com/articoli/item/291-global-war-e-guerra-di-tutti-contro-tutti-dove-stiamo-andando

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